Progetto “Da me e per me”
Per contenere la violenza sono concentrate sull’altro, si muovono sull’urgenza con risorse fisiche e psichiche scarse, “pensano in piccolo” per la necessità di tutelare i figli non potendo condividere con serenità il carico familiare con l’altro genitore.
La situazione economica – lavorativa spesso impedisce alle donne di avere atteggiamenti di speranza e fiducia utili a realizzarsi e a mantenere autonomia e autodeterminazione. Nella nostra esperienza, offrire alle donne uno spazio individuale dedicato a ripensarsi e sostenerle nella costruzione di una nuova progettualità di vita e di lavoro, è essenziale sia perché possano riconoscere e contrastare dinamiche di violenza ancora in atto, sia per evitare condizioni di fragilità e marginalità.
Il progetto, realizzato con fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, intende offrire a sei donne vittime di maltrattamento un percorso individuale ispirato alla tecnica del Life Design, metodo già applicato in contesti in cui lo sviluppo professionale non segue più traiettorie lineari e prevedibili. Il percorso si compone di sei incontri individuali e si focalizza essenzialmente sulle opportunità, risorse e potenzialità presenti, per permettere alle donne di incrementare le proprie energie, di costruire una positiva immagine di sé e di far emergere risorse latenti. Il riappropriarsi consapevole del proprio potenziale e l’individuazione di aree di miglioramento e cambiamento personali permettono alle donne di guardare con più distacco alla complessa quotidianità, creando lo spazio per una nuova progettualità di vita e professionale in grado di sostenerla anche nei passaggi più faticosi.
Il percorso sarà un’attività preliminare alla scelta di un corso di formazione al quale la donna parteciperà e i cui obiettivi formativi saranno monitorati e integrati in spazi di incontro individuale con le operatrici C.A.DO.M. Per le donne che ne faranno richiesta, sarà inoltre disponibile un servizio di baby-sitting. Come operatrici di un centro antiviolenza ci siamo infatti rese conto che le donne che subiscono maltrattamento sono spesso isolate, non hanno una rete di sostegno e portano un carico molto pesante di impegni quotidiani da gestire. L’offerta di un servizio di baby-sitting va nella direzione di liberare le donne coinvolte per consentire loro di affrontare serenamente il percorso.